La qualità dei vini di queste colline (sud-ovest della provincia pratese, ai confini con quella fiorentina) viene menzionata nel 1394, in un carteggio tra ser Lapo Mazzei e ser Francesco Datini (passato alla storia come ideatore della cambiale, o lettera di cambio, ma, in realtà, la soluzione da lui approntata è praticamente il nostro assegno circolare), anticipando d’una manciata di anni la prima citazione assoluta del Chianti (in un contratto, curato sempre da Mazzei, che reca la data 16 dicembre 1398).
Lo scambio epistolare tra i due notabili toscani riguarda prevalentemente l’ambito giuridico-economico, ma non sono rari i passi in cui si parla di agronomia ed enologia: la vinificazione, l’acquisto e la conservazione del vino costituiscono, infatti, negli scritti di Lapo un tema ricorrente e appassionato. Citiamo il celebre passo riguardante il costo, invero non contenuto, del vino di Carmignano, in cui Mazzei, per vincere la parsimonia dell’interlocutore, afferma sapientemente: “non vi curate della spesa di quel vino, benché egli fosse caro: la bontà ristora“.
Come non dargli torto?
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