Nome di donna, e di resina fossile, pietra dal colore ammaliante di luce. Ambra è, però, anche il nome di una dea e d’un poemetto in ottava rima composto dal Magnifico, quel Lorenzo de’ Medici che tanta attenzione ha riservato al comprensorio di Carmignano durante l’esercizio di un potere (tra 1468 e 1492) in grado di abbinare lungimiranza politica a uno spiccato amore e senso delle arti.
Ed è proprio dalle rime laurenziane, che narrano la storia della fanciulla amata dal fiume Ombrone e trasformata in roccia dalla dea Diana, che trae il nome Fattoria Ambra, una tra le più interessanti realtà del territorio carmignanese.
Venti ettari circa, sparsi sulla bellezza dei colli circostanti, punteggiati segni d’antica presenza etrusca, per una produzione di vino che abbraccia numerose e variatissime tipologie:
dal bianco Trebbiano di Toscana IGT, un monivitigno ottenuto con l’uva bianca tosca per eccellenza, gustoso, fresco, ma con grinta, al tradizionalissimo Vin Ruspo, il rosato ottenuto dallo stesso uvaggio del Carmignano, ma dal mosto ben presto separato dalle bucce e, quindi, dal colore tanto tenue da non potersi considerare un rosso, al verace Barco Reale di Carmignano, il rosso pronto e di gran beva, fratello “minore” del sontuoso ed entusiasmante Carmignano DOCG, il re di queste colline.
Varie le versioni in cui viene imbottigliato il prodotto di punta (ma non si dimentichi il prezioso Vin Santo), tra cui il classico Montefortini, la finissima riserva Elzana, il pregiato Le Vigne Alte di Montalbiolo.
Da oltre un secolo di proprietà della famiglia Romei Rigoli, Fattoria Ambra costituisce una delle produzioni più rappresentative di questo piccolo grande territorio, in grado di offrire vini d’indubbia personalità e fattura.
Sarà un piacere poterli assaggiare a Genova, sabato prossimo. In alto i calici e… alla salute!
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